Il ruolo principale del tendine d’Achille è quello di generare una potente azione di flessione plantare del piede. Il tendine d’Achille, in quanto parte dell’unità muscolo-tendinea, è parte del soleo e del gastrocnemio, due importanti muscoli della gamba. Il tendine d’Achille è estremamente forte.
Le lesioni al tendine d’Achille possono avere tante cause sia estrinseche che intrinseche ( relative alla struttura pura del corpo dello stesso tendine).
I più comuni fattori estrinseci sono un’improvvisa variazione di attività,allenamento eccessivo,variazione delle caratteristiche del terreno di allenamento od anche scarpe non ottimali. Particolari gesti sportivi possono causare lesioni al tendine d’Achille.Può succedere che uno stacco improvviso da terra con rotazione della gamba che aumenta il carico sul tendine d’Achille e sui muscoli del polpaccio è uno dei fattori predisponenti.
In questo frangente si verifica una lacerazione parziale o totale del punto di passaggio muscolo-tendineo del tendine d’Achille; una brusca variazione di direzione che comprende una rapida decelerazione e quindi una spinta che forza il piede e la gamba in rotazione, può danneggiare il tendine d’Achille.
I terreni sportivi possono variare molto, superfici inadatte come l’asfalto ed il cemento spesso offrono un elevato attrito e sono faticose per le gambe, spesso determinando lesioni da sovraccarico al tendine d’Achille. Terreni più favorevoli, come la terra battuta, danno meno problemi ai tendini poiché il carico in accelerazione è ammortizzato dallo scivolamento.
Le calzature sono un supporto importante per il tendine d’Achille. Le scarpe da footing e da tennis moderne hanno un contrafforte alto che supporta le rotazioni del tendine d’Achille e protegge il tendine da danni.
I fattori intrinseci più comuni sono rappresentati da mal allineamento per eccessiva pronazione (rotazione in dentro della pianta del piede), rigidità del gruppo muscolare del gastrocnemio-soleo, squilibri muscolari e l’età.
Le lesioni al tendine d’Achille possono essere divise in rotture complete,lacerazioni parziali, tendinosi,peritoniti ed entesiti.
Una rottura del tendine d’Achille è una delle lesioni tendinee più comuni nello sport, maggiormente colpiti i maschi, con una media di età 35-40 anni. La lacerazione può essere parziale o totale, le rotture di solito avvengono in tendini degenerati che sono soggetti ad aumento di carichi.
Al momento della lesione viene avvertito un dolore intenso in corrispondenza dell’area lesa del tendine. La persona infortunata riferisce che ‘’ qualcosa da dietro mi ha colpito ‘’ ( io personalmente ho avvertito come se qualcuno mi avesse sparato) e nello stesso momento un dolore lancinante , tendente alla diminuizione ma immediata è la perdita funzionale.
- l’atleta infortunato non può camminare e non riesce a ‘’ staccare’’ sulla punta del piede;
- aumenta progressivamente il gonfiore causa emorragia, che può gradualmente creare un vistoso livido;
- l’area della lesione è dolorosa alla pressione , all’incirca qualche centimetro al di sopra del calcagno;
- può essere visibile un avvallamento che può essere percepibile al tatto sul tendine;
- ridotta od assente è la possibilità di piegare il piede in basso ( flessione plantare);
- la manovra di Thompson è positiva ( banale manovra che mette in evidenza la lesione : per l’esecuzione di questa manovra l’infortunato deve essere sdraiato a faccia in giù in un lettino con il piede che sporge fuori dal bordo; quando il medico comprime con la mano i muscoli del polpaccio se il tendine d’Achille è sano il piede si flette , se il tendine è rotto il piede rimane nella posizione iniziale senza flettersi;
- una semplice ecografia evidenzia la diagnosi così come la risonanza magnetica .
- La lesione potrà essere trattata con un gesso ponendo il piede in flessione plantare per portare i monconi del tendine a contatto. Il gesso dovrà essere portato per 8-10 settimane e successivamente con gradualità il piede va portato in posizione normale; questo trattamento, detto conservativo, in gesso può rivelarsi valido se viene iniziato entro 48 ore dal momento della lesione. Il problema del trattamento conservativo è quello che può verificarsi il rischio di una seconda rottura rispetto al trattamento chirurgico ( consiste nel suturare i monconi tendinei creando una tensione nel tendine, tensione che stimola l’orientamento corretto delle fibre di collagene necessario per riottenere una buona forza). Tutto ciò riduce il rischio di nuova rottura e permette un ritorno precoce all’attività sportiva. Inoltre il trattamento chirurgico permette il movimento precoce che è la chiave della riabilitazione per riguadagnare forza.
Nella fase riabilitativa, che deve iniziare sin dall’indomani del trattamento chirurgico, l’obiettivo primario sarà quello di far diminuire il dolore ed il gonfiore, iniziando ad eseguire dei movimenti per recuperare il normale ROM (range di movimento), pur utilizzando un tutore di caviglia.
Man mano si inizia il potenziamento muscolare, aumentando la funzionalità articolare normalizzando il range di movimento; si potrà cominciare a concedere il carico totale sulla caviglia operata ma pur sempre trattata a mezzo tutore stabilizzante la caviglia, per poi iniziare esercizi di stretching e di potenziamento muscolare cominciando anche esercizi di propriocettività su pedane basculanti iniziando attività sportive ma non di carico ( indicati ciclismo, nuoto).
Seguiranno schemi di corsa funzionale e di agilità, unitamente associati progressivamente al ritorno agli esercizi specifici dello sport praticato.