L’ortoressia nervosa ovvero quando il mangiar bene diventa una malattia
Cene macrobiotiche, feste vegan, tour biologici, acquisti a km zero, nuovi stili di consumo e nuove abitudini alimentari che ci spingono ad uno stile di vita sano e che per alcuni, però, diventano una vera e propria ossessione. Ma di che stiamo parlando nello specifico? Il termine Ortoressia deriva dal greco ‘orthos‘ (sano, corretto) e ‘orexis‘ (fame, appetito). Il suo esordio è del 1997, quando il nutrizionista britannico Steven Bratman, diagnosticò per la prima volta questo particolarissimo e tutto moderno disturbo alimentare proprio su se stesso. Egli, infatti, si accorse di aver estremizzato alcuni comportamenti alimentari trasformandoli in vere e proprie ossessioni.
Ma come fare a riconoscere se la situazione ci è sfuggita di mano? Ecco un elenco delle caratteristiche del disturbo ortoressico:
- Ruminazione ossessiva sul cibo. Si può trascorrere più di 3 ore al giorno a pensare a quali cibi scegliere, a come prepararli e consumarli. La scelta ricade su cibi che non vengono scelti per il gusto ma per ciò che fa stare bene
- Pianificazione dei pasti con diversi giorni di anticipo, al fine di evitare i cibi ritenuti dannosi (contenenti pesticidi residui o ingredienti geneticamente modificati, oppure ricchi di zucchero o sale)
- Impiego di una grande quantità di tempo nella ricerca e nell’acquisto degli alimenti a scapito di altre attività. L’ortoressico può arrivare a coltivare verdure e ortaggi per essere certo della genuinità dei prodotti
- Utilizzo di procedure specifiche per la preparazione dei cibi. Tali metodi sono ritenuti esenti da rischi per la salute
- Insoddisfazione affettiva e isolamento sociale causati dalla persistente preoccupazione legata al mantenimento di tali rigide regole alimentari autoimposte
Detto ciò, ora proviamo a immaginare un qualsiasi evento sociale. La pausa caffè a lavoro, l’aperitivo con le amiche, il pranzo della domenica o la pizza del sabato sera. Tutti questi momenti, per lo più considerati ludici per la maggior parte della popolazione, si trasformano in vere e proprie fiere del risentimento. Uno strano contrappasso. In fondo – e diciamolo pure – è davvero difficile condividere spazi e tempi di vita se non si condivide del buon cibo o qualche bevanda!
Vediamo che succede in chi è ossessionato dalla “giusto-appetito”. Una deviazione anche solo minima dal proprio regime alimentare provoca: colpa, rabbia e umore depresso, fino a somatizzazioni di disturbi fisici (indigestioni, nausea, vomito). Ne consegue che i sensi di colpa per la trasgressione dalla regola portano all’ulteriore irrigidimento delle regole alimentari, segnato da un aumentare dell’ansia. La persona finisce in un circolo vizioso dove per sentirsi bene ha bisogno di seguire rigidamente (come un rito ossessivo) uno specifico regime alimentare.
L’ortoressico, inoltre, arriverà a disprezzare chi non mangia sano fino a trovarlo poco intelligente, poco cool, e molto poco degno di frequentazione. In genere tale fanatismo non è fondato su conoscenze approfondite ma più che altro su un sentito dire e sull’incapacità di distanziarsi emotivamente da problemi sociali collegati all’alimentazione. Pensiamo a quanti hanno smesso di mangiare carne dopo l’avvento della mucca pazza o ancora a chi coltiva le verdure per paura di acquistare prodotti contaminati.
Il paradosso dell’ortoressia
Ma faranno davvero bene tutti questi accorgimenti alimentari?
In maniera progressiva, l’ossessione per il controllo del cibo finisce con il controllare il soggetto stesso. Si sviluppa l’illusione che tutta la salute dipenda dal cibo, sottovalutando il ruolo delle relazioni sociali nel benessere della persona.
Ma oltre che sul benessere emotivo e sociale, le conseguenze dell’Ortoressia si fanno evidenti sul benessere del corpo: squilibri elettrolitici, avitaminosi, osteoporosi, atrofie muscolari, problemi che non vanno sottovalutati e che possono portare a condizioni irreversibili. Insomma, mangiare sano sì. Ma ancor di più mangiare con piacere!